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venerdì 4 aprile 2014

Riflessioni sulle passate elezioni amministrative



DOCUMENTO REDATTO IN OCCAZIONE DELL’INCONTRO DEL  9 GIUGNO PRESSO LA SEDE DEL CENTRO STUDI DAL TITOLO:

DOVE VA ALBA ?
Due anni esatti dopo le elezioni comunali del 2009, un incontro per riflettere sul futuro e discutere su quali temi concentrare l’attenzione

Il Centro Studi promuove questo incontro nella ricorrenza di due anni dalle ultime elezioni comunali della città e tenendo conto anche dei riflessi nel dibattito politico delle ultime elezioni amministrative che hanno visto coinvolte importanti città italiane.

Lo sguardo verso le tematiche amministrative viene rivolto avendo presenti le prerogative del Centro Studi che, in passato, ha affrontato tematiche varie relative alla città e al territorio e sempre avvalendosi della presenza di relatori di profilo.

Il confronto che si vuole aprire nell’ambito della nostra sede vuole stimolare la partecipazione di soci e simpatizzanti ed offrire l’occasione per ascoltare opinioni e valutare se vi sono argomenti che, in modo più significativo, possano impegnare l’attività del Centro Studi nel prossimo futuro.

Per intanto alcuni elementi sono alla nostra osservazione e ci permettiamo di indicarli anche per avviare la discussione…

Dal 2009 ad oggi
-nel periodo 2009-2011 si è replicato un fenomeno già successo dopo le amministrative del 2004. Molte liste e molti candidati si sono confrontati durante le elezioni: un numero considerevole se si ripensa a quanto succedeva in Alba negli anni ’80 e ’90. Un numero elevato che, a prima vista, potrebbe far pensare ad un forte desiderio di partecipazione attiva e di molte persone disposte a mettersi in gioco. Purtroppo, terminate le elezioni, tutti questi protagonisti sono praticamente scomparsi: salvo qualche sporadico caso, le liste civiche non hanno più dato segni di presenza, i partiti non hanno offerto affatto né offrono il messaggio di essere i punti di riferimento di coloro che, eletti, sono presenti in Giunta e Consiglio Comunale: se si dovesse registrare un dato, quanti eventi pubblici promossi da partiti politici si ricordano dal luglio 2009 ad oggi?


-quanto sopra fa emergere due riflessioni:
a) la funzione delle liste civiche appare strumentale alla competizione elettorale e fa perdere credibilità a coloro che le hanno promosse. La lista civica, con l’abusato slogan di coinvolgere “persone della società civile che altrimenti non si sarebbero riconosciute in una lista di partito” corre il rischio di rappresentare in realtà una sorta di grimaldello per acchiappare più voti e per accrescere il numero dei candidati che “corrono” per la coalizione.
Manca invece ogni respiro vero di progettualità verso il futuro e non si avverte la lista civica come laboratorio di idee su temi generali o specifici della città.
b) i partiti risentono di una situazione di crisi che sembra non avere fine. Il peso dei singoli prevale sul concetto di partito-associazione: in questo contesto i partiti non svolgono alcuna azione di filtro e mediazione fra l’eletto e la base dei simpatizzanti.
I riflessi hanno conseguenze diverse fra maggioranza e opposizione.
Ad Alba, va detto, storicamente i partiti che sono alla guida della città non hanno mai brillato per attivismo, quasi demandando il rapporto della base direttamente con gli eletti. La stessa DC che ha  governato per molti anni la città, aveva negli anni ’80 e ’90 un’attività ridotta a livello di partito, ma aveva al contempo una rappresentanza di ben 22 consiglieri comunali ed un gruppo consiliare che svolgeva un ruolo importante.
I partiti di opposizione hanno invece una motivazione più forte per segnare una presenza: l’assenza di ruoli chiave nella macchina comunale ed i compiti assegnati dalla competizione elettorale dovrebbero indurre chi sta all’opposizione a tenere un rapporto più stretto con l’elettorato per alcune fondamentali ragioni: 1) dare voce ad una vasta parte di soggetti che si sono impegnati nella competizione elettorale senza successo; 2) ricercare una visibilità diversa che possa contrapporsi alla forte esposizione mediatica che ha un sindaco o un assessore nell’opinione pubblica;
3) diventare il megafono di quanti in città non approvano le scelte della maggioranza dando una rappresentanza a tanti potenziali e futuri elettori.
Ciascuno potrà valutare il peso dell’opposizione di centro-destra in città in questi due anni.
A noi pare che finora l’opposizione abbia rinunciato a svolgere il ruolo che le è proprio (come sempre facendo salve alcune eccezioni), denotando o incapacità o mancanza di volontà di svolgere una funzione che è anche propria delle regole del gioco democratico.
In modo parallelo va invece rimarcato che le forze politiche utilizzano spesso i mezzi di informazione per comunicare alla città. E’ una forma praticata da tempo e che ha caratterizzato anche il biennio appena trascorso.
Le “lettere al giornale” rischiano però di diventare una sorta di scorciatoia per celare problemi di organizzazione e di sostanza, seguendo un orientamento purtroppo consolidato che privilegia ovunque la forma alla sostanza.
Serve di più una sede dove i cittadini e i simpatizzanti possano incontrarsi a discutere o una lettera al giornale? Serve di più una fotografia sul giornale o un lavoro di sostanza fatto per costruire e aggregare?
Una rilettura dei risultati del 2009 e dei dati di preferenza potrebbe servire per dare una risposta più meditata ai quesiti.

Parlare di futuro in città: la singolarità del risultato delle elezioni comunali e le vicende legate ai ricorsi amministrativi proposti dal centro destra e poi respinti appartiene inevitabilmente al passato.
L’attualità fa invece ritenere come il quasi inesistente dibattito politico e la sempre maggiore propensione a concepire la politica come un fatto di singoli riduca in modo drastico una capacità di progettazione e di visione del futuro.
Si discute delle “solite” grandi opere che, peraltro, procedono con tempi lentissimi e indegni di un Paese moderno e non si affaccia alcun tema nuovo che possa dare respiro alla città e prospettiva alle nuove generazioni.
Anche temi di attualità come il nuovo piano regolatore generale non sono oggetto di analisi particolari che possano stimolare un interesse della città, con il rischio che la collettività perda i riferimenti sull’importanza che determinate scelte avranno nel tempo a venire.
Un cantiere simbolo sta diventando quello del Cortile della Maddalena: se ne parla da anni, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ha stanziato somme ingenti, eppure si ha la sensazione di una cantiere fermo.
Sorprende che nessuno dica o scriva niente e che l’opposizione non faccia sentire la sua voce. Un fatto che dà ragione a quanti possono pensare che i ritardi per il nuovo ospedale o per qualche chilometro di strada non sono dovuti solo a fattori esterni ma ad una qualità amministrativa “interna” che può far discutere…
Questa carenza di progettualità e visione del futuro contrasta con la vivacità che Alba ha avuto in passato e che è stata una delle chiavi per leggere il successo della città e la capacità di crescita di una comunità a fianco dello sviluppo che i grandi imprenditori hanno impresso a partire dagli anni ’60.  Riteniamo che il Centro Studi, mantenendo una visione autonoma e aperta al dibattito, possa svolgere una funzione significativa per analizzare le ragioni di questa carenza che potrebbe, in futuro, rivelarsi un boomerang per lo sviluppo stesso della città e per le speranze delle future generazioni.

-la politica come confronto: la carenza di discussione (più corretto scrivere di carenza che di assenza per evitare errate generalizzazioni) non impoverisce solo il rapporto fra elettori ed eletti, ma va a minare anche la qualità del rapporto democratico fra le forze politiche ed il ruolo che il Consiglio Comunale può svolgere.
Leggendo la storia della città dal secondo dopoguerra, emerge come il confronto consiliare fra maggioranza e opposizione sia sempre stato una risorsa per la crescita della città e per lo sviluppo della vita democratica. Un confronto rispettoso delle distinte autonomie e dei ruoli, ma teso verso un obbiettivo comune: il miglioramento della città e della qualità complessiva della vita dei cittadini.
Il confronto come occasione di dibattito e di crescita collettiva, l’istituzione come soggetto che prevale rispetto ai singoli e alle loro ambizioni.

Perché impegnarsi in politica: l’indagine su atti e comportamenti può meritare anche un approfondimento su come sia cambiato nel corso di 20 anni il rapporto fra il singolo e le istituzioni.
Per singolo, in questo caso, non si intende il cittadino ma quel soggetto che, per ragioni elettive o grazie ad una nomina, accede ad incarichi di importanza e/o visibilità.
La sensazione diffusa è che, ad Alba come altrove forse di più, la ricerca dell’interesse generale e del bene comune sia subordinata alla tutela della propria posizione personale.
Tutela della posizione non implica necessariamente tutela di un interesse.
Sta invece a significare che il soggetto eletto o designato tende a concepire l’incarico come una sorta di “ditta individuale” da difendere per il tempo a venire. La difesa della posizione e del privilegio si pone al di sopra di quelle che sono le scelte che l’interesse generale richiede e ciò può determinare una forte confusione nel ruolo e nei comportamenti senza che, peraltro, il soggetto medesimo commetta illeciti amministrativi o penali.
E’ semplicemente il riflesso di una condotta in cui si privilegia la difesa del posto a scapito spesso di scelte che il posto imporrebbe, e che ingenera la convinzione che, acquisito il “posto”, lo stesso debba durare al di là della temporaneità propria delle regole democratiche.
Questa tendenza non era assente nella cosiddetta prima repubblica, ma il bilanciamento della funzione dei partiti e delle istituzioni aveva sempre frenato possibili eccessi.
E’ una pratica che, come detto in precedenza, si è insinuata gradualmente senza essere all’inizio ben compresa nelle sue conseguenze: anche l’amministrazione del sindaco Rossetto non è esente da responsabilità in tal senso ed anzi un’analisi attenta deve far dire che molti dei fatti oggi all’attenzione hanno avuto genesi proprio nel corso del mandato di Rossetto.
Ora questa sorta di patologia si è insinuata nel tessuto della politica italiana e non sempre è stata percepita dalla collettività: il risultato è di una decadenza complessiva del sistema, di un discredito delle istituzioni e soprattutto di una qualità amministrativa e politica compromessa dal condizionamento che i singoli operano sul sistema.
Potrà sembrare un’affermazione ingenua, ma l’affermazione personale o il semplice vincere un’elezione passano al di sopra di qualunque seria riflessione sulla qualità dell’agire in politica e su come proporsi di fronte agli elettori.
E’ una delle ragioni che hanno portato molte persone a disinteressarsi della vita politica e che spesso fanno osservare come il cosiddetto “paese reale” sia migliore di coloro che ci rappresentano.

-come orientarsi: il dibattito che si apre all’interno del Centro Studi porterà sicuramente a spunti di riflessione, ma va anche posta una questione di maggior respiro per il tempo a venire, ovvero:
la gravità della crisi impone o no scelte coraggiose e di più altro profilo?
Il recupero di una dignità nell’agire in politica vale di più o di meno della classica poltrona o del posto di potere?
La cosiddetta visibilità mediatica va ricercata ad ogni prezzo o deve essere conseguenza solo di scelte di qualità e non di effimere trovate?
In sostanza, e senza la presunzione di saper leggere nel futuro, può emergere anche la considerazione che la difesa di buoni e giusti principi valga assai di più che una vittoria o un compromesso al ribasso. E che la difesa della dignità dell’agire in politica possa costare qualche sacrificio, ma dare una dimensione più alta al rapporto con i cittadini e con coloro che ci seguono…

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