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martedì 31 dicembre 2013

Gli effetti della crisi nella scuola


Un altro anno scolastico è incominciato e i giornali e le tv si sono sbizzarriti a ripetere ritornelli consueti che da anni caratterizzano l’inizio della scuola, al punto da sembrare servizi ripresi e identici a quelli dell’anno prima e di quello ancora precedente.

La cartella pesa e allora si scomodano medici e pedagogisti a dire la loro, le strutture scolastiche sono obsolete e non sicure, i tagli hanno ridotto il numero dei docenti e dei bidelli al punto da rendere difficile il servizio scolastico.


Ritornelli facili da ripetere, senza affrontare mai i veri nodi della scuola, che sono quelli della preparazione e del reclutamento del personale, della didattica poco efficace al punto da relegarci sempre agli ultimi posti in Europa, del vecchio e superato sistema degliorgani collegiali, di una organizzazione burocratica e farraginosa che tarpa le ali a ogni iniziativa reale di svecchiamento.

Per quanto concerne il meccanismo di nomina dei docenti il sistema delle graduatorie è veramente una camicia di nesso che impedisce per lo più ai migliori e ai giovani di farsi strada; ben venga il nuovo concorso che il ministro Profumo, a cui vanno i nostri migliori e sinceri auguri, ha voluto ripristinare. Ma non deve essere un concorso sporadico per poi avviarsi di nuovo a un decennio di graduatorie da esaurire, ma riprendendo l’intuizione corretta dell’allora ministro Falcucci si deve prevedere una ripetizione biennale delle procedure concorsuali, che avranno certamente dei limiti, ma normalmente impediscono che alle cattedre accedano illetterati e incapaci. Non basta certamente il concorso a garantire la presenza di docenti equilibrati, sul piano umano e professionale, ma fin quando si eviterà di assumere con decisione la possibilità di licenziare gli incapaci e gli squilibrati, nella scuola continueranno a prevalere i diritti inalienabili dei docenti e non quelli sacrosanti degli studenti.

Ancora una parola sulla incapacità della nostra classe politica (congiunta a tanti veti di ordine sindacale) di rimordernare le strutture di partecipazione all’interno della scuola. Mi riferisco ai Consigli di Classe e ai Consigli di Istituto. Questi organismi sono nati con i decreti delegati nel 1974, quasi 40 anni fa. Oggi assistiamo all’inutile perdita di tempo di elezioni (pensate che durano ancora 2 giorni, domenica e lunedì) alle quali non partecipa mai più del 5/10 per cento degli aventi diritto. Eppure sono giaciute in parlamento negli ultimi 20 anni decine di ipotesi di modifica, alcune anche molto serie e efficaci, senza che si riuscisse mai ad arrivare ad un possibile accordo. Tante, troppe, sono ancora le barricate ideologiche sulla scuola e sulla sua organizzazione. Ma è un discorso lungo sul quale credo dovremo ritornare....certamente senza paure e sempre….”fuori dal coro”.

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