Vi ricordate la battuta classica arrivati alla frontiera: “nulla da dichiarare?”. In politica la domanda è superflua: tutti parlano sempre di tutto, tutti hanno sempre qualcosa da dichiarare… Il voto di fiducia al Governo Letta è di pochi giorni fa (neppure due settimane). Eppure giornali e tv sono già invasi da interviste e dibattiti sui temi dell’agenda di Governo. Tutti parlano di tutto, qualcuno anche “molto” a sproposito, come il sottosegretario Michela Biancofiore, già “trasferita” ad altra delega. |
Eppure un sondaggio comparso su La Stampa di mercoledì 8 maggio riferisce che solo il 40% degli italiani è interessato alla presenza dei politici nei talk-show.
L’opinione è negativa se si pensa che la disaffezione dei cittadini nasce anche dall’assistere a miriadi di discussioni senza che mai i problemi vengano effettivamente risolti.
D’altronde questa è una delle perversioni della politica degli ultimi 20 anni.
In qualunque normale attività, di solito… prima si studia il problema, poi si arriva alla fase delle decisioni e solo dopo le decisioni vengono comunicate all’esterno.
In politica, appena un soggetto è investito di una carica, comincia a parlare, a dichiarare: ben prima di avere il tempo per studiare e conoscere gli argomenti ed assumere le decisioni.
“Parlo, dunque sono!”, verrebbe da dire, come se la gratificazione dell’apparire dovesse supplire a qualunque giudizio sull’efficienza dell’azione politica e dei suoi risultati.
Possiamo sperare in una classe politica diversa e più seria nell’uso della parola ?
Nessun commento:
Posta un commento