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martedì 31 dicembre 2013

Il Tribunale di Alba

UN FATTO EPOCALE! IL RAMMARICO PER UNA POLITICA CHE E’ MANCATA NEI SUOI COMPITI, LA NOSTRA BATTAGLIA TUTTAVIA CONTINUA. Il punto sul Tribunale di Alba: a colloquio con il presidente dell’Ordine Forense avv. Giancarlo Bongioanni


La vicenda legata al recente provvedimento del Governo che “chiude” di fatto il Tribunale di Alba ha generato molte discussioni in città nel corso dell’estate. La situazione che si è determinata provoca preoccupazione e sconforto in un territorio che, se da un lato, continua a non raggiungere i grandi obbiettivi di sempre (vedi per esempio nuovo ospedale e completamento della Asti-Cuneo), ora rischia di perdere quello che almeno aveva. “Fuori dal Coro” ha incontrato l’avv. Gian Carlo Bongioanni, per fare il punto della situazione.

Si può ancora salvare il Tribunale?
La situazione certamente è molto difficile, il percorso è in salita. Il Consiglio dell’Ordine ha incaricato un collega avvocato esperto in diritto amministrativo perché formuli un parere, anche se abbiamo già ben presente quale sarà la strada. Bisogna trovare il modo per “aggredire” il decreto legislativo che ha dato attuazione alla delega del Parlamento al Governo; secondo noi ci sono ampi spazi. Bisogna però avere un “qualcosa” da impugnare che ci consenta di poter portare la questione davanti a un Giudice e, a seguire, mettere costui in condizione di trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale.

Tra l’altro ho ricevuto comunicati, in particolare dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura italiana, che informano che altrove stanno già seguendo questa strada e sono in fase di preparazione i ricorsi - per quanto riguarda i provvedimenti attuativi emanati – da parte dei presidenti dei Tribunali di Tempio Pausania e Oristano. Pare addirittura che l’Organismo Unitario dell’Avvocatura intenda portare innanzi alla Corte Costituzionale la stessa legge delega sulla geografia giudiziaria.

A me ciò pare più difficile; dove invece c’è più spazio è il decreto attuativo della legge. La materia è molto complessa, si deve trovare il metodo per arrivare all’Autorità Giudiziaria e poi operare affinché il Giudice trasmetta gli atti alla Corte Costituzionale. Occorre inoltre che il quesito che solleva la questione di legittimità costituzionale del provvedimento sia ben formulato. La questione è tecnica ma è fondamentale: infatti se il quesito di legittimità costituzionale del provvedimento è mal formulato, vi è poi il rischio che la Corte si pronunci in senso negativo.

Peraltro continuo a pensare che la vera soluzione sia quella politica, questi sono problemi innanzitutto politici.


Come si sta comportando il Tribunale di Asti, avete avuto contatti?Non abbiamo avuto contatti con Asti. Sappiamo che loro vorrebbero accelerare al massimo le procedure, per dare corso all’accorpamento. Si rendono conto dei rischi che vi sono se Alba riesce a portare la questione innanzi alla Corte Costituzionale. Vantano possibilità materiali di accorpamento. Io credo che, in realtà, gli spazi non vi sono; devono essere ricavati e non con poco perché si devono recuperare spazi idonei per consentire l’installazione di molti uffici per il personale e per i giudici.

Nelle scorse settimane non sono mancate anche da parte Vostra riflessioni critiche sul ruolo della politica in questa vicenda. Quale è il rammarico maggiore?
La politica è mancata nei suoi compiti; dovevano muoversi subito, alle prime avvisaglie di questa volontà governativa. Non dimentichiamo che la legge di delega è stata emanata dal governo Berlusconi, essendo ministro della Giustizia il dott. Nitto Palma. Penso che abbiano emanato la legge, convinti che poi sarebbe decaduta, rimanendo un semplice proposito (come peraltro è successo in passato ndr). Invece è arrivato a fine 2011 un nuovo Governo con un ministro che, pur di portare a casa un qualche risultato, ha deciso di dare attuazione alla delega. In un qualsiasi paese civile una materia così importante viene deliberata dopo approfonditi studi, anche sul territorio con i diretti interessati. Qui tutto questo non mi risulta che sia avvenuto: si tratta di un fatto epocale, un pasticcio simile non si è mai visto. Sono andati giù a colpi di sciabola ed è qui che ravviso una grossa responsabilità della politica.

Sapendo che il nuovo Governo si sarebbe mosso, dovevano subito agire e non quando era ormai tardi. In particolare andava impostata una prima linea di difesa. E poi prevederne una seconda, subordinata. Per esempio la Provincia di Cuneo doveva fare una prima battaglia per mantenere tutti e 4 i tribunali. Ma poi doveva avere una linea subordinata, stabilendo cosa comunque salvare: per esempio guardando ad Alba per la distanza dal capoluogo e per i requisiti oggettivi che il nostro Tribunale vanta. La Regione Piemonte idem, il parlamento non ne parliamo.

C’è stata proprio una debacle, un’assenza assoluta di studio da parte della politica che non è scusabile.


Il rammarico maggiore è di aver visto un inerzia della Politica (quella con la “p”maiuscola); qualcuno ha cercato di fare i suoi intrallazzi ma la politica con la p maiuscola si pone problemi di carattere generale e cerca di risolverli avendo un’ottica di carattere generale.

Anche noi avvocati dovevamo e dobbiamo essere in grado di immaginare percorsi alternativi e non dire solo dei no. Invece quello che è grave è che il Piemonte da solo contribuisce con il 33,6% all’abbattimento dei Tribunali che vi è stato in tutta Italia; percentuale che sale al 75% se si considera la sola Provincia di Cuneo. Una proiezione che fa dire che il 12% del totale dei Tribunali soppressi hanno sede in questa provincia e pare francamente un’enormità.


E allora penso che, al momento delle ormai prossime elezioni politiche, non basterà per il politico di turno richiamarsi ad un disegno di legge per rivedere questa materia per lavarsi l’anima; ma dovranno venire con dei programmi precisi e soprattutto con impegni precisi.

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