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martedì 31 dicembre 2013

Moderati all'italiana

OSSERVANDO LA POLITICA ... 

La gravissima crisi che ha colpito il centro destra in Italia pone, fra le molte questioni, il tema della rappresentanza dell’elettorato moderato.
Con il passare dei mesi appare ormai sempre più chiaro che nel corso di questi anni si è assistito ad una sorta di “appropriazione” di uno spazio elettorale importante, da parte di una classe politica che ha stravolto alcune buone regole, ha premiato i singoli rispetto al gruppo, ha evitato di formare classe dirigente, ha contribuito a determinare una visione perversa dell’impegno politico dove spesso la ricerca del bene comune viene dopo la cura dei propri personali interessi.

E’ davvero difficile prevedere cosa potrà succedere nei prossimi mesi e come si formeranno gli schieramenti in vista delle elezioni politiche del 2013.

Intanto merita una riflessione la battuta che Silvio Berlusconi ha fatto alcuni giorni fa a margine di un incontro promosso dal quotidiano Il Giornale in occasione di una crociera sul mar Adriatico

Incalzato dalla stampa sulle modalità del suo – pare – rinnovato impegno futuro, ha risposto evidenziando la necessità di riunire tutti i moderati che “non si riconoscono nella sinistra”.

Di nuovo!...verrebbe da dire. Il concetto de “alternativo alla sinistra” è caro al berlusconismo ma va oltre nel tempo e risale alle ultime stagioni della Democrazia Cristiana (anche qui stagioni di crisi…). Una frase, una sorta di semplificazione con cui spesso chi rappresentava il cosiddetto elettorato moderato ha scelto di spiegarsi in modo sommario, giocando sulla sintesi del messaggio e sulla sua efficacia.

In realtà nel tratto di questo messaggio sta, anche in modo simbolico, uno degli aspetti negativi che hanno concorso ad avere una rappresentanza inadeguata dell’elettorato moderato.

Ovvero non spiego chi sono, ma dico cosa non sono. Non dichiaro di essere “per” qualcosa, ma preciso che non sono come coloro che…

Un’affermazione che, replicata ormai da anni, favorisce un messaggio superficiale ed ha contributo ad una politica in cui sempre meno si è discusso il merito dei problemi e sempre più si è ragionato sulla mera contrapposizione, immaginando i due schieramenti di centro-destra e centro-sinistra come due tifoserie in cui gli interessi generali sono venuti e vengono dopo rispetto alla tutela dello schieramento di appartenenza.

Un fenomeno che si è gradualmente radicato nei comportamenti e nei modi di esprimersi, contribuendo a suo modo al degrado della politica.

Invece oggi in piena crisi (anche etica), il cittadino vorrebbe un politico che dice per cosa intende battersi e in quale modo intende raggiungere l’obbiettivo. Con un linguaggio chiaro in cui l’elettore possa scegliere, ragionando sul merito delle cose e non su altro.

Se la ricerca del bene comune è ancora l’obbiettivo, se il bene del Paese o di un ente locale viene prima della singola posizione, allora c’è bisogno di una rappresentanza dell’elettorato moderato che non faccia annunci e non agiti spauracchi, ma che dica con trasparenza perché ci si intende impegnare per il Paese!

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